venerdì 21 luglio 2017

Alastair Crooke - Il futuro secondo Donald Trump



Traduzione da Consortium News, 20 luglio 2017.

Secondo The Guardian l'Europa ha riacquistato la sua vecchia fiducia in se stessa. Un'aria nuova e ottimistica, "addirittura un'atmosfera trionfalistica, nella maggior parte del continente." Il cancelliere tedesco Angela Merkel viene lodata per aver raggiunto una dichiarazione finale "sfumata" al recente incontro del G20 e per aver "tenuto testa" al Presidente Trump in nome dell'"ordine liberale internazionale". Davvero? Sarebbe questa la fiducia in se stessi? Può anche darsi, ma perfino l'editorialista indipendente del Guardian pensa che la narrativa secondo cui l'Europa starebbe tornando alla ribalta dopo aver sconfitto l'ondata populista sia distorta: "lo spirito di coesione vi è sopravvalutato."
In realtà le élite europeiste dovevano star guardando da qualche altra parte. Il "grande scompaginatore", come David Stockman chiama il Presidente Trump, ha scagliato un pesante sasso nello stagno liberale: ignorarlo è segno di educazione, ma le vecchie divisioni tra quanti stanno nella "sfera" globalista, presuntamente democratica, e quelli dei "regimi" canaglia al di fuori di essa, che stanno al di fuori del perimetro della sua civiltà, stanno lentamente scomparendo.
L'ostilità che esisteva tra una sfera e l'altra sta soccombendo a fronte delle insurrezioni interne a ciascuna sfera. Il rancore e la polarizzazione che ne sono frutto stanno mostrando i propri effetti: quello che il Guardian chiama "ordine liberale internazionale" potrebbe smettere di funzionare inteso come quello stato di cose altamente centralizzato e semiconnesso che esso è stato negli ultimi sessant'anni. Non esiste più un "centro", non esiste più alcuna certezza unificante; non esistono più né una direzione né uno scopo comuni.
Che l'Europa voglia presentare la dichiarazione del G20 come un'intelligente conciliazione fra punti di vista diversi è comprensibile. Solo che mentre l'Europa ha menzionato nella dichiarazione l'impegno al "libero" scambio, i negoziatori statunitensi lo hanno tamponato con un "giusto", e per loro è giusto proteggersi conto pratiche commerciali non eque e prendere in considerazione l'eventuale imposizione di dazi, per esempio sull'acciaio.
Per quanto riguarda i mutamenti climatici i G19 si sono tenuti all'accordo di Parigi, mentre l'AmeriKKKa è rimasta al contrario dell'idea di ritirarsi da esso. Il consenso sulla riduzione delle emissioni di monossido di carbonio è rimasto, ma adesso si è purtroppo contrapposto l'invito ameriKKKano ad utilizzare (invece) in modo più pulito i combustibili fossili. Si è trattato più che altro di accordarsi sul disaccordo, non tanto di raggiungere una sintesi come quella presentata dalla Merkel.


Il sasso più grande

Il sasso più grande che Trump ha gettato nello stagno del G20 è passato quasi sotto silenzio. Eppure esso può potenzialmente colpire gli europei nel punto più doloroso. Tutto questo non è successo neppure ad Amburgo; è successo nel corso della preparazione.
Il commentatore conservatore Pat Buchanan ha detto: "Chiamando il popolo polacco 'l'anima dell'Europa,' [Trump] si riferiva a come nel 1920 in quello che fu chiamato miracolo della Vistola la Polonia, risorta dopo 120 anni di sottomissione, respinse gli invasori dell'Armata Rossa di Lev Trotzky.
[Poi Trump] ha descritto lo stupro di gruppo della Polonia da parte dei nazisti e dei sovietici dopo il patto Hitler-Stalin. Ha ricordato il massacro degli ufficiali polacchi nella foresta di Katyn perpetrato da Stalin e l'insurrezione del popolo polacco contro gli occupanti nazisti nel 1944.
"Quando il Papa polacco Giovanni Paolo II ha celebrato la sua prima messa in piazza della Vittoria nel 1979," ha detto Trump, "1 milione di uomini, donne e bambini polacchi ha levato la voce in una sola preghiera... 'noi vogliam Dio'..."
"A permettere ai polacchi di resistere [a tutte le vicissitudini] è stata la ferma convinzione e la volontà di combattere per quello che erano, un popolo con un Dio, una patria ed una fede, per le proprie famiglie e per la libertà, con il coraggio e la determinazione di difendere una nazione che si regge sulle verità del proprio retaggio e delle tradizioni cattoliche.
L'interrogativo fondamentale del nostro tempo è se l'Occidente ha la volontà di sopravvivere. Abbiamo fiducia nei nostri valori al punto da difenderli a qualsiasi costo? Abbiamo abbastanza rispetto per i nostri cittadini da proteggere le nostre frontiere? Abbiamo la volontà e il coraggio di tutelare la nostra civiltà davanti a quanti vogliono sovvertirla e distruggerla?" [il corsivo è dell'autore, n.d.t.]
Possiamo anche disporre delle economie più forti e degli armamenti più letali del mondo, ma se non sono forti le nostre famiglie, se non sono forti i nostri valori, saremo deboli e non sopravviveremo."


Ignorare la questione

Le élite del G20 hanno ignorato la questione? Trump sta chiedendo agli europei: "avete voi la volontà, la determinazione, la visione limpida e la forza necessarie a "riprendervi" la vostra cultura, il vostro modo di essere, i vostri valori", i vostri paesi? Credo che il messaggio non fosse diretto tanto ai polacchi quanto agli altri europei. Trump a implicitamente preso a bersaglio il punto in cui può colpire gli europei in modo più grave: la questione dell'immigrazione, le politiche della diversità ed il timore degli europei di soccombere dal punto di vista culturale all'ondata dell'immigrazione. A questa questione fondamentale il G20 non ha proposto soluzioni.
Piuttosto a proposito Buchanan si chiede: la Merkel, che i mass media hanno incoronato nuova leader dell'Occidente, ha impressionato con la "risoluta" risposta data ai disordini ad Amburgo, seconda città della Germania? Le immagini da Amburgo, sottintendeva, hanno rafforzato il punto di vista di Trump.
In Europa in molti possono sentirsi offesi dalle parole di Trump, perché esse possono indicare qualcosa di assolutamente contrario ad ogni loro assunto. Anche per tutti costoro Trump può risultare visceralmente sgradito. Simili sentimenti tuttavia non dovrebbero renderli ciechi davanti al punto su cui egli, a torto o a ragione, sta facendo pressioni: è la politica della diversità e delle identità a costituisre il nostro punto di forza -come ci raccontano- o è invece il detenere una sorta di retaggio storico e culturale (spiritualità compresa) a tenerci insieme e a rafforzare interiormente le persone?
Si tratta, come minimo, di un interrogativo valido. Proprio il lato che si sceglie nel rispondere a questo interrogativo va a costituire la nuova linea di rottura che separa il vecchio "bravo ragazzo" globalista da quello cattivo, dal delinquente della sfera non globale. La nuova insurrezione è dentro casa. E il "centro" è sparito, si è diviso in due in modo probabilmente irreparabile.


L'incontro con Putin

Infine c'è stato l'ultimo gesto di rottura simbolico da parte di Trump: il lungo e cordiale incontro con il Presidente Putin. La Russia non segue alla lettera il comportamento di Trump, ma anch'essa ha seguito un percorso parallelo di recupero della propria sovranità politica e culturale. Il lungo incontro con il presidente russo ha sconcertato ed offeso molta gente (si veda qui, per esempio). Solo che il fatto di aver provocato una reazione tanto (troppo) indignata è quello che molti sostenitori di Trump che apprezzano la distruzione del vecchio paradigma considererebbero un merito.
Trump non era né solo né isolato come i principali mass media danno ritratto: Le élites possono anche deplorare e disprezzare la sua rinuncia alla supremazia mondiale ameriKKKana e il suo pericoloso insistere sul fatto che la perdita di posti di lavoro dovuta a pratiche commerciali svantaggiose deve essere riassorbita, ma esiste comunque uno zoccolo duro in Europa che approva senza eccezioni il suo approccio.
Il fatto che Trump metta in dubbio l'assunto ortodosso secondo cui gli Stati Uniti devono mantenere la supremazia dell'ordine mondiale e la sua idea che il sistema del libero scambio abbia fatto perdere all'AmeriKKKa la propria base industriale poggiano per molti ameriKKKani e per molti europei su basi incontestabili. Trump afferma, abbastanza semplicemente: "Noi (gli USA) non possiamo più permettercelo. Siamo carichi di debiti fino al soffitto, le cambiali debordano dalle finestre, e tutti quelli che si riparano sotto il nostro ombrello dal pericolo di una bancarotta mondiale non ci danno un centesimo. Non è che stiamo cercando di imporre qualche cosa agli altri; metteremo noi a posto le cose, e continueremo a comportarci secondo la nostra peculiare cultura, secondo il modo di essere ameriKKKano, lasciando che gli altri seguano la propria." Un discorso semplice, chiaro ed attraente.
Qualunque cosa si pensi di Trump, e abbia ragione o torto su questo argomento, è un'altra questione. Il punto fondamentale è che le questioni essenziali, che sono il dissenso espresso al G20, il discorso fatto ai polacchi e il cordiale incontro con Putin costituiscono nel loro insieme una strategia chiara. Il clima poi al G20 era migliore che non al G7 di maggio in Sicilia: ad Amburgo a pranzo Pippo sembra si sia davvero trovato bene... e perché non avrebbe dovuto.
Dopo due vertici è difficile eludere un paio di conclusioni sulla presidenza Trump.
Innanzitutto, le cose sono cambiate. Probabilmente in maniera irreversibile. Sorprendendo tutti, è stato il "globalista" Emmanuel Macron ad esprimersi al meglio quando ha notato: "Il nostro mondo non è mai stato tanto diviso: le forze centrifughe non sono mai state così forti; il nostro bene comune non ha mai subìto una minaccia così grave."
In secondo luogo, l'immediata recrudescenza al ritorno del Presidente a Washington delle "illazioni isteriche" sul "falso scandalo" di Donald Trump Jr. con la Russia, come le definisce un editorialista indipendente dello Washington Post quali che siano i motivi e gli scopi di tutta la questione, rafforza l'idea "che l'AmeriKKKa non possa più funzionare come entità largamente centralizzata e semiconnessa che è stata per tutto il corso della nostra vita." Lo afferma Mike Krieger, che si mostra forse troppo delicato. Per chi guarda dal di fuori, gli ameriKKKani sembra si stiano divorando vivi a vicenda.
Con cognizione di causa, Krieger cita William Yeats.

Turbinando nel cerchio che si allarga
il falcone non può sentire il falconiere;
le cose cadono a pezzi, il centro non può tenere.
Pura anarchia dilaga nel mondo,
la marea insanguinata s'innalza e dovunque
la cerimonia dell'innocenza è annegata.
I migliori mancano di ogni convinzione mentre i peggiori
sono pieni di intensità appassionata.

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