venerdì 5 agosto 2016

A Dario Nardella sulle intitolazioni toponomastiche ad Oriana Fallaci


Con un piede nella fossa Oriana Fallaci non si preoccupava solo di pallonieri maneschi, ma anche di vignette satiriche. Le vignette sono rimaste, per fortuna della satira e del residuo raziocinio della "scrittrice", nell'empireo delle pessime intenzioni.
Qualcuno ebbe la prontezza di precederla a dileggio, ma il risultato è realistico visto che dal 2001 in avanti le gazzette si strappavano l'un l'altra qualunque roba portasse la firma di quella donna.


Buongiorno signor Sindaco.

Sono nato a Firenze nel 1972 e vivo nella zona di via Erbosa. Ho letto il 4 agosto 2016 della decisione di intitolare questo, quello e quell'altro ad Oriana Fallaci.
L'unica cosa che avrebbe senso fare sarebbe lasciare quella donna dove si trova, al cimitero.
In Oriana Fallaci non c'è nessuna idea, e tantomeno alcuna idea discutibile. c'è stato al massimo un individuo totalmente egoriferito, una elegantona di quelle, per intenderci, capacissima di lasciare il SUV in terza fila bloccando l'accesso alle ambulanze e, di ritorno da qualche bottega di lusso, buona di andare in bestia e di pretendere di avere anche ragione.
Quella donna ha trascorso decenni disprezzando quella Firenze che dovrebbe, non si capisce bene per quale motivo, renderle omaggio.
Un esempio su tutti. Le giornate del Social Forum del 2002, in occasione delle quali le produzione gazzettistiche di quella lì raggiunsero picchi difficilmente eguagliabili di frenastenia nel corso di una lunga operazione mediatica vòlta a rendere presentabile ciò che presentabile non era, rimangono tra le più belle della vita di molte persone serie che non possono che accogliere una decisione del genere con sincero ed aperto disprezzo.
L'azione politica del Partito Democratico non ha ormai alcunché, neppure a livello simbolico, che la distingua da quella dei suoi sedicenti avversari. Avversari che in quell'occasione tanto fecero e tanto dissero da sfracellarsi contro una realtà così ostile e così disconfermante da trovarsi ridotti a Firenze ad una realtà marginale e disprezzata.
Ci voleva il PD, a tirarne fuori dalle fogne le istanze più ripugnanti, ebefreniche, repellenti e sostanzialmente sifilitiche, dall'insihurezzeddegràdo in avanti.
Da questo punto di vista i "grandi fiorentini" o gli individui che hanno comunque recato allo stesso modo lustro alla città non mancano davvero, da Alessandro Pavolini ad Amerigo Dùmini,  passando -perché no- da Pietro Pacciani.

Dal quindici settembre prossimo ci sarà dunque un motivo in meno per essere orgogliosi di Firenze.
Non resta che prenderne atto.

Saluti.

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