domenica 16 settembre 2012

La Repubblica Islamica dell'Iran e l'abituale doppiezza "occidentale"


Tehran, 26 giugno 2006. Davanti ad un murale propagandistico
si prepara la pubblica distruzione di stupefacenti sequestrati (fonte: Fox News).

I paragoni da giornalaio tra "Occidente" e Repubblica Islamica dell'Iran sono a loro modo rassicuranti perché offrono costanza nella frequenza e certezza di contenuti. Dal 1979 ad oggi, all'ora del telegiornale, libertà diritti ed emancipazione femminile si scontrano con oppressione, forche e lapidazioni.
E se le cose non tornano (e le cose non tornano mai, tante volte non fosse chiaro) gli si può sempre dare qualche aggiustatina, fidando sul fatto che tanto quelli lì a Tehran son troppo occupati a costruire bombatòmiche e a lapidarsi tra di loro.
Le ragazze iraniane praticano arti marziali? Nessun problema: la Reuters giocherella con montaggi e domandine, e fa venir fuori che è il regime che le addestra affinché diventino delle assassine.
Peccato che nella Repubblica Islamica dell'Iran abbiano cominciato a stancarsi di questo modo di fare, ed abbiano levato i balocchini da gazzettiere dalle manine di quelli della Reuters, che hanno dovuto chiedere scusa se non volevano essere accompagnati alla frontiera.
D'accordo, come non detto.
Scusa.
Per non buttar via il "lavoro" fatto, il Guardian mostra comunque un po' di foto.Tanto, in capo a mezz'ora al massimo qualcuno penserà a tirare di nuovo fuori il cavallo di battaglia della pena di morte: un peccato emendabile solo con la sovversione violenta dell'assetto statale a mezzo bombardamento con missili da crociera, e pazienza se nel confinante Iraq, a "democratizzazione" avvenuta, il primo ad esser richiamato in servizio è stato proprio il carnefice.
E' lo stesso Guardian ad avere una tradizione da difendere: sono più di trent'anni che si tira coscienziosamente la zappa sui piedi sulla questione (e chissà su quante altre). Sicché, dopo neanche sei mesi dal pasticcio su riassunto pubblica un articolo sulla pena di morte nella Repubblica Islamica dell'Iran dal quale si vengono a sapere diverse cose. Non occorre neppure supporre, arguire o leggere tra le righe perché è tutto nero su bianco.
Intanto che l'ottanta per cento delle condanne a morte sono emesse contro trafficanti di stupefacenti. Non contro fumatori di oppio o spacciatori di vicolo ma contro i componenti di bande armate capacissime di tutto. Ad indignarsene, nelle intenzioni di gazzettieri e committenza, dovrebbe essere un pubblico "occidentale" che non ha la minima idea di che cosa siano garanzie costituzionali o gradi di processo, ma in compenso sa bene come ci si comporta al pallonaio, cosa che gli permette di invocare ogni istante sanzioni anche più drastiche contro chiunque sia colpevole di non andargli a genio.
Poi il Guardian racconta anche qualche altra cosa sui rapporti che ci sono tra il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord e Repubblica Islamica dell'Iran.
Secondo documenti cui ha avuto accesso The Observer, il Regno Unito figura tra i cinque paesi che, tramite il dipartimento sugli stupefacenti e la criminalità delle Nazioni Unite (UNODC), ha fatto avere quasi tre milioni e quattrocentomila dollari [alla Repubblica Islamica dell'Iran] per l'addestramento di cani antidroga. Il progetto, durata prevista quattro anni è mezzo, è iniziato nel 2007 e comprendeva anche veicoli appositi, telefoni satellitari, materiale per test chimici sulle sostanze e body scanners. Non è stato questo l'unico contributo che il Regno Unito ha elargito alle operazioni antitraffico della Repubblica Islamica dell'Iran. Nel 2009 il Foreign Office ha asserito di aver speso più di tre milioni di sterline, tra il 2000 e il 2009, per fornire assistenza all'Iran nella lotta alla droga.
Un altro documento emesso dall'UNODC rivela che nell'agosto del 20120 il Regno Unito e la Francia hanno anticipato quasi settecentotrentamila dollari per finanziare un programma antinarcotraffico condotto dai servizi e della durata di due anni, che aveva come scenario la frontiera iraniana con il Pakistan e con l'Afghanistan e che ha avuto come conclusione "la confisca di sei tonnellate di droghe di diverso tipo e l'arresto dei trafficanti".
Questo, nonostante la maggior parte di quei fondi fossero stati concretamente utilizzati fuori dal paese.
Molto in sintesi, ecco quello che succede.
1) L'eroina esce dall'Afghanistan, passando per la Repubblica Islamica dell'Iran, e va verso l'Europa.
2) Gli inglesi non vogliono che l'eroina afghana arrivi fino a Londra.
3) Il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord fornisce un sacco di aiuti alla Repubblica Islamica dell'Iran per arrestare i narcotrafficanti sul suo territorio.
4) La Repubblica Islamica dell'Iran usa gli aiuti britannici come i britannici vogliono che siano utilizzati, invece che per pagare i vizi di qualche funzionario, e come conseguenza condanna a morte i trafficanti che riesce a catturare anche grazie all'interessamento di Sua Maestà.
5) Per tutto ringraziamento, le organizzazioni non governative preposte alla tutela dei "diritti umani", le gazzette britanniche e a ruota la committenza politica denunciano ogni giorno la Repubblica Islamica dell'Iran perché è troppo repressiva.

1 commento:

  1. Piccola aggiunta: in fondo:
    1) L'eroina, LA CUI PRODUZIONE MASSICCIA E IL COMMERCIO SONO RIPRESI E INCREMENTATI CON L'OCCUPAZIONE USA-NATO, esce dall'Afghanistan...
    2) Gli inglesi non vogliono che l'eroina afghana PRODOTTA E COMMERCIALIZZATA SOTTO LA TUTELA LORO E DEI SOCI AMERICANI, arrivi fino a Londra, MA VOGLIONO CHE VADA SOLO IN RUSSIA, CINA E NELLO STESSO IRAN

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