domenica 1 luglio 2012

Bashar al Assad: "La Siria non accetterà intromissioni straniere di alcun genere"


Traduzione da SANA

Bashar al Assad: "La Siria ha costruito la sua linea politica tenendo conto della propria realtà popolare e nazionale; non accetteremo alcuna soluzione imposta dall'esterno, qualunque sia il suo contenuto"


29 giugno 2012

Damasco (SANA). Il presidente Bashar al Assad ha ribadito che le condizioni nazionali ed etiche condivise dalla maggior parte del popolo siriano rappresentano l'elemento principale che si oppone alle pressioni esercitate sulla Siria dalle più influenti potenze mondiali e da molti stati mediorientali, aggiungendo che "esistono condizioni nazionali ed etiche che hanno resistito a molte offerte tentatrici, fatte di denaro e di altre cose".
Nel corso di un'intervista rilasciata giovedi pomeriggio alla rete televisiva iraniana Channel 4 il presidente al Assad ha detto che il popolo siriano ha un ruolo da protagonista nel preservare la Siria in quanto stato sovrano perché il ruolo delle istituzioni e dell'esercito non possono essere separati dal popolo; se così non fosse, lo stato non avrebbe potuto che cedere alle pressioni popolari che si sono espresse con le manifestazioni spontanee nelle piazze.
Il presidente al Assad ha fatto presente come la solidità del fronte interno rappresenti il vero argine contro le interferenze straniere, sia che i tentativi di intromissione avvengano profondendo denaro sia che avvengano inviando armi; il fronte interno e quello esterno non sono separabili e non è possibile assegnare ad uno un peso diverso dall'altro per quanto riguarda la loro importanza nella crisi. Il presidente ha ribadito il proprio sostegno al piano in sei punti elaborato dall'inviato speciale Kofi Annan, dicendo che si tratta di un buon piano che resta attuabile sia oggi che nel futuro, che è stato approvato senza costrizioni dalla Siria con particolare riguardo all'articolo che fa riferimento alla cessazione delle violenze, che significa la fine degli atti criminali perpetrati da gruppi di terroristi, e significa la fine del fornire loro sostegno con denaro ed armi da parte degli stati che li hanno fino ad oggi appoggiati.
Il presidente al Assad ha detto che le potenze occidentali e i paesi mediorientali che affermano di sostenere il piano Annan stanno mentendo, perché in realtà ritengono che se il piano fallisse potrebbero accusare la Siria del fallimento e giustificare in questo modo il loro ricorso al Consiglio di Sicurezza affinché adotti una risoluzione contro il paese. Ci sono paesi che non si trovano d'accordo con il Consiglio di Sicurezza e che preferirebbero aggredire militarmente il paese com'è successo in Libia; sembra tuttavia che fino a questo momento i loro tentativi siano falliti.
"Non siamo in possesso di informazioni in merito a piani precisi, ma ci sono in giro voci secondo le quali alcuni paesi stanno cercando di spingere la questione nel senso di un intervento militare. Il poco buon senso che è loro rimasto tuttavia gli impedisce di arrivare allo scontro, perché la regione -con la sua importanza geopolitica e con la sua struttura sociale- sta letteralmente su una faglia sismica: stuzzicarla significa causare un terremoto destinato a espandersi in tutte le direzioni. La posta in gioco è molto più grande di quello che indicano i calcoli che qualcuno può aver fatto", ha detto il presidente al Assad.
Assad ha detto che gli esperti veramente consapevoli di quello che sta succedendo affermano che nella regione è in corso un conflitto tra due visioni complessive, quella della resistenza -che respinge un'egemonia- e quella del Grande Medio Oriente. Non si tratta di un conflitto nuovo, ma di qualche cosa che è vecchio quanto il colonialismo; soltanto il nome è cambiato.
Il presidente al Assad ha specificato che il Nuovo Medio Oriente che i popoli della regione intendono costurire è un Medio Oriente che respinge qualsiasi progetto arrivi dall'esterno, qualsiasi imposizione, qualsiasi occupazione militare e qualsiasi egemonia, perché è un progetto che nasce dai popoli della regione e dai loro veri interessi.
Ha proseguito dicendosi certo che questo conflitto andrà avanti; "come stati sovrani e come popoli della regione, non permetteremo a nessun altro progetto di farsi strada, se non rappresenta i nostri veri interessi".
Il presidente al Assad ha detto che la Siria sta pagando il prezzo delle proprie posizioni politiche, favorevoli alla resistenza e ai diritti dei popoli arabi ed islamici, aggiungendo anche che un ruolo preciso lo ha anche la posizione del paese, che da sempre espone la Siria a tentativi di interferenza, o le fa svolgere il ruolo di arena per i conflitti tra superpotenze come sempre è accaduto nel corso della storia.
"Controllare la Siria significa controllare una gran parte del potere politico nella regione; l'attacco di cui la Siria è vittima oggi non è certo il primo, già nel 2005 si è verificato qualcosa di simile, ma il tentativo fallì e i nemici del paese hanno dovuto cambiare sistema", ha detto Assad.
Il presidente al Assad ha ribadito che il sostegno alla resistenza, in Palestina come in altre zone, continuerà fin quando il popolo non farà venir meno il proprio sostegno a questa causa, sottolineando il fatto che la Siria ha impostato la propria linea politica soprattutto sulla base di quelli che sono gli orientamenti del popolo e della nazione, non sulla base degli orientamenti stranieri od occidentali.
Il presidente ha affermato nuovamente che la causa palestinese è al centro di tutte le questioni politiche della regione, ed in particolare per i paesi arabi: se la questione palestinese non viene risolta e se ai palestinesi non vengono riconosciuti i loro diritti, nulla cambierà nelle posizioni politiche oggi assunte neppure a costo di aspettare per intere generazioni; "stiamo parlando della terza o della quarta generazione dai tempi dell'occupazione della Palestina; da allora nulla è cambiato e nulla cambierà".
"Quello che sta succedendo in Siria presenta vari aspetti; l'aspetto internazionale, quello regionale e quello interno, che si sono ripercossi l'uno sull'altro conducendo la Siria in una situazione di crisi che non aveva mai provato prima d'ora, così come mai prima d'ora si era trovata in una situazione simile... L'aspetto internazionale è essenzialmente collegato alla posizione assunta da paesi che hanno un passato da colonizzatori e che non hanno mai cambiato nella loro essenza le proprie linee politiche colonialiste; hanno cambiato gli aspetti formali, e dall'occupazione diretta sono passati all'utilizzo di altri metodi per imporre il loro punto di vista e i loro diktat... essi non accettano l'esistenza di paesi che si comportano con indipendenza, che puntano a difendere i propri interessi e che non rimangono in silenzio quando qualche cosa è contrario alle loro convinzioni o ai loro principi".
Il presidente Assad ha detto che l'aspetto regionale del problema chiama in causa i paesi della regione e si presenta esso stesso come multiforme; esistono paesi messi in imbarazzo dalla linea politica adottata dalla Siria in merito a varie questioni, dalla Palestina all'Iraq al Libano ad altre ancora, aggiungendo che "hanno visto nelle attuali circostanze la possibilità di ridimensionare o addirittura di spazzare via la posizione di preminenza che la Siria detiene... e poi esistono paesi che, pur non trovandosi in conflitto diretto con le posizioni politiche assunte dalla Siria, sono soggetti alle imposizioni che arrivano dall'esterno e sono incapaci di comportarsi in modo da esprimere il punto di vista autentico, loro o del loro popolo".
Ha spiegato che alcuni paesi sovrani avevano formalmente annunciato che avrebbero inviato in un modo o nell'altro armi ai gruppi terroristici, e dal momento che si tratta di affermazioni esplicite non è nemmeno il caso di sollevare la questione di eventuali prove da trovare.
"Per quanto riguarda l'aspetto interno, la Siria, come ogni altro paese, ha pregi e diferri, ma ogni problema ed ogni confronto non dovrebbero mai arrivare al punto in cui un siriano uccide un altro siriano... Come molti paesi del mondo, anche noi abbiamo problemi con la corruzione e con l'equa distribuzione del reddito, con le pari opportunità e con lo sviluppo economico o politico, ma su tutti questi problemi è stato fatto leva per trasformare alcuni cittadini siriani ignoranti o privi di scrupoli in mercenari che hanno preso per denaro le armi contro il loro paese", ha spiegato al Assad.
Il presidente al Assad ha messo in chiaro che coloro che stanno massacrando il popolo siriano sono un'accozzaglia di fuorilegge e di estremisti religiosi; la loro consistenza numerica non è molto alta, ma costituiscono un grosso pericolo, così come lo costituisce Al Qaeda assieme alle altre organizzazioni che hanno aderito a ideologie simili; la partecipazione ai massacri è qualitativamente cambiata dall'inizio della crisi, e oggi come oggi gli estremisti rappresentano la percentuale più elevata tra gli assassini.
Secondo al Assad, questa gente riceve denaro per commettere massacri al momento giusto, quando serve per sostenere un certo partito al Consiglio di Sicurezza dell'ONU o quando serve per cercare di rovesciare i rapporti di forze all'interno di esso; la stessa cosa è successa in Libano negli anni scorsi, quando l'assassinio di una determinata personalità o un delitto di un certo genere venivano commessi nel tentativo di influenzare una qualche decisione che riguardasse la resistenza o la situazione generale nel paese.
Al Assad ha aggiunto che Al Qaeda è effettivamente presente in Sira, e che un certo numero di appartenenti a questa organizzazione è stato arrestato ed ha confessato di aver commesso crimini.
"Al Qaeda è una creazione degli Stati Uniti finanziata da paesi arabi, e la cosa è risaputa... gli americani adattano volta per volta la loro pratica politica ai loro interessi del momento. Hanno sostenuto Al Qaeda e nel corso degli anni Ottanta ne definirono gli appartenenti "combattenti per la libertà", come fece l'ex presidente degli Stati uniti Ronald Reagan; anni dopo, li chiamarono terroristi... Oggi, alcuni di essi sono tornati ad avere rapporti con gli americani, i quali americani adesso vengono a raccontare che esiste un estremismo buono e un estremismo cattivo; questo significa che sono loro a decidere chi sono i buoni e chi i cattivi, e a cambiare le etichette e le definizioni in base alle convenienze degli Stati Uniti. Se Al Qaeda colpisce un paese che non gli piace, non hanno nulla da ridire; se Al Qaeda invece colpisce gli Stati Uniti o gli interessi di un qualche loro alleato in una qualche parte del mondo, allora la cosa non va bene".
Il presidente al Assad ha detto che è responsabilità dello stato, secondo quanto prescritto dalla costituzione, proteggere tutti i cittadini in ogni parte del territorio del paese; quando lo stato elimina un terrorista, esso protegge dcine e forse centinaia di migliaia di persone, perché un terrorista prende come bersagli i cittadini muovendosi da una località all'altra.
"Noi non abbiamo rimesso in libertà nessuno che avesse le mani sporche del sangue dei siriani; abbiamo invece rilasciato persone che avevano preso le armi sulla base di una scarsa comprensione delle cose, per la pura e semplice ignoranza o perché avevano bisogno di soldi, ma che non avevano comunque commesso crimini e di propria iniziativa erano rientrate nei ranghi chiedendo che fosse loro concesso di riprendere il loro posto nella società... è normale mostrare tolleranza nei confronti di queste persone dare loro la possibilità di tornare ad essere dei buoni patrioti", ha spiegato.
Il presidente al Assad ha detto che il processo di riforma in Siria è un continuo divenire iniziato nell'anno 2000 e che si è svolto in un perioodo in cui la Siria doveva affrontare circostanze difficili; sul piano internazionale si puntava ad esercitare pressioni sul paese affinché abbandonasse la causa palestinese e smettesse di sostenere la resistenza.
"Oggi non esistono indicatori che mostrino un collegamento tra il progredire delle riforme e il fatto che quanto sta succedendo succede perché le riforme non hanno migliorato la situazione... i terroristi e i paesi che li sostengono non sono affatto interessati alle riforme; vogliono soltanto il caos. Anche se avessimo già completato il processo di riforma o lo stessimo completando oggi, sarebbe successo quello che è successo, perché tutto è stato pianificato fuori dal paese e non si tratta di un qualche cosa di spontaneo che ha a che vedere con le riforme", ha riflettuto.
Il presidente al Assad ha detto che ripetere o copiare qualsiasi modello del genere da un paese all'altro richiederebbe letteralmente la clonazione di un intero popolo con tutta la sua storia, i suoi usi, i suoi valori morali, le sue tradizioni ed il contesto in cui tutto questo è venuto a svilupparsi, cosa praticamente impossibile; non esiste un modello che, applicato in un luogo per risolvere una certa crisi, possa essere applicato anche altrove. Senza contare il fatto che in Libia non è certo stato applicato un modello per la soluzione di un problema, perché altro non si è fatto che portare la Libia in una situazione molto peggiore della precedente, e adesso tutti possono vedere come il popolo libico stia pagando il prezzo di tutto questo.
"Non accettiamo in Siria alcun modello che non sia siriano e nazionale, non importa se imposto dalle superpotenze o proposto da paesi amici. Nessuno sa come risolvere i problemi della Siria meglio di noi siriani... quindi, qualunque proposta di soluzione che arrivi dall'estero è inaccettabile, quale che ne sia il contenuto". Il presidente al Assad ha detto che la Siria apprezza l'atteggiamento obiettivo assunto a livello internazionale da paesi come la Cina e la Russia, da paesi della regione coe l'Iran, e da altri in tutto il mondo; paesi che non si sono schierati a difesa di un governo o di un singolo individuo, come l'Occidente tenta di far credere. Assumendo un atteggiamento obiettivo essi difendono la stabilità della regione, perché la Siria è un paese importante e la sua stabilità influenza la stabilità di tutto il Medio Oriente e di tutto il mondo.
Riguardo all'atteggiamento assunto dalla Turchia sulla crisi siriana, il presidente al Assad ha sottolineato il fatto che si deve fare una distinzione tra l'atteggiamento assunto da alcune personalità dello stato turco ed il sentimento popolare, che ha un concetto positivo di quanto sta succedendo in Siria perché il popolo è a conoscenza della maggior parte dei dati di fatto nonostante la falsificazione mediatica compiuta in Turchia.
"Per quanto riguarda la rinascita dell'Impero Ottomano, credo che oggi ci troviamo in un'altra epoca, differente sotto tutti gli aspetti, e che un'operazione del genere non sia più possibile... quello che pensiamo noi delle nostre relazioni con la Turchia e del ruolo che la Turchia può avere, è che fosse possibile costruire un impero fatto di buone relazioni internazionali, di alleanze e di organizzazioni che agissero come unificatori degli interessi, come per l'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e altri casi simili; si possono costruire questi imperi di nuovo genere se si mantengono atteggiamenti obiettivi e razionali in grado di esprimere gli interessi regionali, non certo prostrandosi davanti alle istanze occidentali in generale e statunitensi in particolare".
Il presidente al Assad ha notato che non si è mai lasciato che la Lega Araba avesse un ruolo positivo per la causa dei paesi arabi; gli incontri della Lega sono sempre stati una specie di arena litigiosa in cui si dibattevano progetti o concezioni contrari agli interessi dei paesi arabi, e alla Lega non è mai stato concesso di avere un ruolo determinante a causa dell'operato di paesi ben noti, che hanno sempre perorato nel contesto arabo la causa degli interessi stranieri.
Ha specificato che alla Lega Araba è stato concesso di avere un proprio ruolo solo per tramite di questi specifici paesi e purché agisse contrariamente agli interessi dei paesi arabi, com'è successo con la Libia quando la Lega Araba ha garantito il proprio avallo ai bombardamenti.
"Può darsi che la Siria, che è stato l'unico paese a pronunciarsi apertamente contro questa decisione, adesso debba pagare il prezzo di questa scelta. C'è chi si sta dando direttamente da fare per attaccare la Siria tramite la Lega Araba... ecco come si comporta davvero la Lega Araba, oggi come ieri", ha concluso Assad.

Ghossoun / H. Sabbagh

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