giovedì 28 luglio 2011

Sherif el Sebaie e gli attentati in Norvegia: "Manca un imputato, qui..."


Repubblica Islamica dell'Iran. Le nuove leve del terrorismo islamonazianarcocomunista in attesa di ricevere i corpetti esplosivi per farsi saltare in aria in via Montenapoleone angolo via Tornabuoni.

Luglio 2011. Nella penisola italiana il coping gazzettiero delle stragi di Norvegia, "Libero" in testa, è stato perfettamente in linea con le aspettative. Roba da regolarci l'orologio.
Allontanatosi per qualche tempo da questa lercia spaghetteria di quart'ordine e dalla feccia pornocratica che vi spadroneggia, Sherif el Sebaie è tornato appena in tempo per scansare l'effetto recency in cui si è buttato a pesce il gazzettaio "occidentalista", godersi lo spettacolo ed infine togliersi qualche sassolino dalle scarpe, che riportiamo per intero dal suo blog.
Non sapremmo dire se il radicale sistema scelto da un signor nessuno con la fattura del fertilizzante sulla scrivania per liberarsi da quanti percepiva come intralci alla comune felicità possa essere equivalente alla Nacht der langen Messer. Di sicuro c'è il fatto che il problema è stato affrontato con criterio e metodo, che gli obiettivi sono stati scelti con una certa calma e tutt'altro che a caso e che la cosiddetta "lotta al terrorismo" dovrà almeno far finta di rivedere le proprie priorità, con buona pace della feccia in cravatta che indica abitualmente col vocabolo qualunque comportamento non le procuri un reddito.

Chiedo scusa ai miei lettori per l'assenza prolungata. Comunque no, stavolta non ero in Egitto a "far da cagnolino ai Fratelli (musulmani, ndr)" e non sono finito in qualche lista di "estremisti RICERCATI" come fantasiosamente suggerito da un anonimo buontempone in rete.
Ora passiamo alle cose serie, visto che di fatti ne sono accaduti parecchi in queste settimane: gli attentati in Norvegia, innanzitutto.
Chi segue questo blog sa che il sottoscritto sostiene da anni che la propaganda islamofoba avrebbe prima o poi resuscitato vecchi fantasmi. Non a caso, nel parlare dei possibili contraccolpi di detta propaganda, ho sempre evocato le deportazioni e i forni crematori della seconda guerra mondiale. L'imputazione di "crimini contro l'umanità" ora ipotizzata dalla giustizia norvegese nei confronti di Anders Behring Breivik, il trentaduenne che ha massacrato a sangue freddo almeno un'ottantina di quindicenni-diciassettenni in nome della "lotta al multiculturalismo" e dell'attuazione di un delirante programma che prevede la "deportazione dei musulmani dall'Europa" dimostra platealmente la concretezza degli scenari apocalittici da me paventati.
E ne dimostra soprattutto la perfida lucidità: fino all'altro giorno sono sempre stato convinto che la reazione violenta di quelli che si professano nemici del multiculturalismo - una vera e propria lobby accomunata da una sola ideologia e incredibilmente federata su tutto il continente europeo - avrebbe preso di mira i musulmani stessi, invece dobbiamo prendere atto che sono andati ben oltre: prima di sbrazzarsi degli islamici, costoro vorrebbero eliminare o quantomeno terrorizzare coloro che li potrebbero anche solo in teoria difendere. Perché è questo il vero messaggio che l'assassino ha voluto trasmettere all'Europa: se vi frapporrete fra noi e l'eliminazione dei musulmani, sarete eliminati - voi e i vostri figli - esattamente come loro.
Anzi, prima di loro.
Quella di Oslo è stata una vera e propria versione aggiornata della "notte dei lunghi coltelli", la notte che ha permesso al regime di nazista di sbrazzarsi dei nemici interni e degli oppositori esterni, spianando la strada per l'Olocausto: guai a liquidarla come l'atto isolato di un pazzo scatenato. Questo rende ancora più agghiaccianti i tentativi disperati da parte di quelli che ho sempre chiamato "cattivi maestri" per difendere le idee che hanno armato le mani dell'assassino.
In Italia[*] in particolare si è assistito a una specie di gara a chi la sparava più grossa: dal Borghezio che ha definito "ottime" alcune tesi dello stragista al Feltri che ha attribuito il drammatico esito del massacro alla mancata reazione delle vittime (il che equivale a chiedersi perché gli internati dei campi di concentramento non si sono ribellati ai loro torturatori nazisti?) per concludere con il Magdi Allam che ha attribuito le cause del massacro all'eccessiva accoglienza norvegese, definendo il razzismo "l'altra faccia del multiculturalismo".
Proprio quest' ultimo personaggio avrebbe dovuto quantomeno nascondersi a Tora Bora, visto che può rivendicare l'indubbio primato di aver ispirato, coi propri editoriali sul Corriere, le prime reazioni violente nei confronti dei musulmani residenti in Italia da parte di un ex-terrorista. Al punto che quest'ultimo - condannato a 9 anni e 9 mesi di carcere - si è sentito nel dovere di dichiarare in un'aula di tribunale: «Manca un imputato, qui: Magdi Allam».
E siamo perfettamente d'accordo con lui.
Perché a far più paura non sono gli assassini o i terroristi ma gente che, come Allam, ha avuto persino il coraggio di asserire pubblicamente che "Ammettiamolo: in un primo tempo quando la pista islamica sembrava avvalorata, tutti ci senti­vamo come rincuorati" poichè questo tipo di attentati "appartiene quasi naturalmente" ai fanatici di Allah.
Non so voi ma io non mi sento affatto rincuorato alla notizia di una strage, indipendentemente da chi l'abbia commessa e in nome di quali ideali. L'idea che qualcuno si sia invece sentito "rincuorato" - incurante delle vittime, dei sentimenti dei loro famigliari e di un intero paese - anticipando il piacere di additarne il responsabile, questa sì che è davvero pericolosa.

[*] Il vocabolo è presente nel testo originale; come sempre ce ne scusiamo con i lettori.

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