martedì 20 luglio 2010

Prato: un campo di concentramento come soluzione ad ogni problema sociale ed economico


Molte volte abbiamo avuto modo di constatare in prima persona i portentosi effetti che l'inculturazione miracolosa seguita alla vittoria "occidentalista" nelle elezioni amministrative del 2009 ha prodotto sui sudditi di Prato, divenuti dalla sera alla mattina strenui custodi delle loro radici cristiane e della loro fede imperitura nel dogma trinitario, della loro familiarità col catechismo e col magistero pontificio.
La nostra idea sarebbe che dei campi di concentramento se ne dovrebbe semplicemente fare a meno, e guardarsi bene dal vantarne la realizzazione, o la semplice necessità, come obiettivi non solo di primaria importanza, ma perfino lodevoli da perseguire.
Le forze governative dello stato che occupa la penisola italiana, nel corso delle ultime tornate elettorali, si sono ovviamente comportate in modo esattamente opposto: la Lega Nord, intenta da qualche mese a dar spettacolo quotidiano della propria pochezza proprio nel governo della città in oggetto, ha anche la spudoratezza di vantarsi di "aver fermato l'invasione". Al prezzo che tutti conoscono benissimo ma che venendo pagato lontano dai riflettori e dalle prime pagine delle gazzette viene reputato ampiamente trascurabile da questi mustakbirin in cravatta verde.
La prospettata costruzione di un campo di concentramento a Campi Bisenzio ha anche la valenza politica di fornire ulteriore risalto alla passerella pratese, una specie di laboratorio politico "occidentalista" tenuto costantemente sotto i riflettori e assiduamente visitato da un musicista blues di nome Roberto Maroni, uno che una decina d'anni fa fu manganellato come un punkabbestia qualsiasi e che ora fa il ministro degli interni per quello stato che il suo "partito" voleva addirittura disgregare.

Un articolo on line ci informa di un breve scambio di battute linguisticamente interessante. Un certo Enrico Rossi (governatore, qualunque cosa voglia dire) sarebbe "appena tornato da Shangai" dove avrebbe "affrontato con le autorità cinesi il tema della vasta comunità orientale presente in Toscana". A quali autorità intenda riferirsi, se un primo ministro, un ministro degli esteri, un segretario o un capostazione, non si sa. A sentir lui, "anche il governo deve prendere rapporti con il governo cinese perché si proceda verso una regolazione".
Ora, il governo in carica nello stato che occupa la penisola italiana ha alcuni megafoni umani proprio a Prato, nella prospettiva che abbiamo su schematicamente riassunto.
Uno di questi megafoni è Riccardo Mazzoni, nientemeno che coordinatore del piddì con la elle, che immediatamente insegna a questo Rossi come si sta al mondo:

“Noto con piacere che il presidente Rossi si interessa attivamente della soluzione del problema cinese a Prato, cosa che lui, il suo partito, le giunte regionali e le amministrazioni comunali di sinistra non hanno fatto negli ultimi quindici anni. Ma che il Governatore pretenda addirittura di salire in cattedra suggerendo al governo “di prendere rapporti con le autorità cinesi” è veramente troppo. E’ infatti bastato un solo anno alla giunta di centrodestra, in perfetta sintonia col governo Berlusconi, col mininstro degli Interni e con quello degli Esteri, per avviare il concreto ripristino della legalità nel distretto cinese di Prato e costringere due ambasciatori di Pechino ad occuparsi di Prato. Dunque, la sinistra farebbe meglio a meditare sui suoi tanti errori. Sia benvenuto un ulteriore tavolo come auspicato da Rossi, purché si muova sulla linea tracciata dal sindaco Cenni e dall’assessore Milone, che si è dimostrata vincente”.

Questa la traduzione:

"Trovo orrendamente seccante che questo qui sia stato a Shangai e io sia stato lasciato qui come uno zero qualsiasi. I cinesi hanno fatto comodo a tutti al punto che se se ne andassero dalla sera alla mattina, come abbiamo promesso noi per far cassa l'anno scorso, la città finirebbe semplicemente di collassare in meno di una settimana. Comunque noialtri dobbiamo alla loro demonizzazione integrale la nostra fortuna politica e siamo talmente consapevoli e coscienti dei rapporti di forza che abbiamo trovato normalissimo trattare praticamente a pesci in faccia non uno, ma due ambasciatori della Repubblica Popolare, ossia di una potenza nucleare, spaziale, militare e soprattutto economica che controlla mezzo mondo ed ha in tasca le cambiali dell'altro mezzo. Dunque, la "sinistra" farebbe bene a pensare a quanto vantaggio ci abbia portato saturare il mainstream di menzogne. Poi si discuta pure, ma delle cose di cui ci intendiamo noi, ovvero di galere, celle, schedature, carceri e fili spinati che, come tutti sanno, sono un male metafisico solo se li usano a Tehran... o a Pechino. Per fortuna, dal male metafisico noi siamo tutelati dalle nostre radici cristiane!".

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