lunedì 31 maggio 2010

Sulla nave turca abbordata dai sionisti


La marina sionista ha assalito ed abbordato in acque internazionali una delle navi che da giorni stava tentando di arrivare nella Gaza assediata con un carico di aiuti e di attivisti provenienti da mezzo mondo.
Le notizie, al momento in cui scriviamo, sono ancora frammentarie ma le responsabilità sioniste paiono talmente evidenti che anche le gazzetterie on-line più schierate (ovverosia tutte, visto che la copertura mediatica mainstream di quanto succede a Gaza è prossima allo zero) non hanno riservato troppo posto a giustificazioni messe a metà strada tra la favola per mentecatti e la menzogna pura e semplice.
Si può fin da ora, comunque, esprimere qualche prima considerazione.

"מה טוב ליהודים", quello che va bene per gli ebrei è l’unico parametro cui si attengono gli appartenenti ed i responsabili di una macchina bellica in servizio permanente ed ampiamente dotata di armamenti nucleari che ha la curiosa abitudine di autodefinirsi “l’unica democrazia del Medio Oriente”. Questo significa che per lo stato sionista l’unico confine all’arbitrarietà delle azioni è rappresentato dai limiti oggettivi delle possibilità militari.
I sionisti giustificano di solito operazioni come questa statuendo essere Hamas un’organizzazione terrorista. Detto dai propagandisti di uno stato nel cui martirologio fondante ci sono organizzazioni come l’Irgun o la Banda Stern, la cosa lascia peggio che indifferenti. Senza contare il fatto che l’establishment de “l’unica democrazia del Medio Oriente” pone abitualmente ogni sorta di ostacoli per impedire la fattiva azione politica di formazioni non sioniste, e che la leadership politica di Hamas a Gaza, neppure intaccata dalla guerra d'aggressione dello scorso anno, deriva dal sostegno popolare.
Per tutti i due mandati presidenziali dell’ubriacone amriki George Bush non ci sono stati pretesa, arbitrio o arroganza sionista che non abbiano trovato udienza e soddisfazione. Sparito Bush dalla scena lo stato sionista è stato in più casi ed in più sedi esortato a fare per lo meno finta di cambiare registro, senza alcun risultato. Il sospetto è che in ogni caso ad un bias mediatico filosionista apparentemente impossibile da stroncare, e che è evidentissimo soprattutto nei mass media che operano per indottrinare i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana, le cancellerie stiano cominciando a pensarla in un altro modo e ad agire di conseguenza.
Fino a pochi mesi fa la Repubblica di Turchia era un partner di primaria importanza per i sionisti, anche dal punto di vista militare. L’abbordaggio del 31 maggio 2010 ha coinvolto una nave turca ed ha avuto come prima conseguenza la rottura dei rapporti diplomatici con la Repubblica di Turchia.

Infine, è possibile fare il più sgradito e scomodo dei paragoni.
Il 23 marzo 2007 un’imbarcazione armata inglese sconfinò nelle acque territoriali della Repubblica Islamica dell’Iran. La nave ed il personale militare a bordo furono presi prigionieri senza che venisse sparato un colpo, e le quindici persone tra marinai e fucilieri coinvolti nella faccenda furono trattati con ogni riguardo e liberati dopo una quindicina di giorni.
Il 31 maggio 2010 un’imbarcazione civile turca non ha sconfinato nelle acque territoriali di alcun paese. La nave ed i civili a bordo sono stati catturati con un blitz condotto con elicotteri e motoscafi d’assalto nel corso del quale sono morte almeno una ventina di persone.

La conclusione è molto lineare, anche se ci sorprenderemmo di trovarla riportata su un gazzettame permanentemente orchestrato al sostegno delle scuse che i sionisti portano a giustificativo, ed è che la Repubblica Islamica dell’Iran ha saputo tutelare la propria integrità territoriale e lo ha fatto con molta maggior fondatezza, in modo molto più costruttivo e rispettoso del diritto internazionale di quanto non faccia abitualmente l’entità statale sionista.
Nonostante la propaganda sia arrivata ad influenzare perfino la cartografia, in cui i territori palestinesi sono riportati con gli stessi segni convenzionali con cui i bantustan sudafricani erano riportati ai tempi dell'apartheid, Gaza non fa parte dello stato sionista e le navi di Freedom Flotilla non costituivano una minaccia per l'integrità territoriale di nessuno.
L'unico limite che i sionisti conoscono per il loro arbitrio è dato dalla realizzabilità militare delle loro istanze.

Mahmoud Ahmadinejad, autentico spauracchio per la propaganda "occidentalista", avrebbe commentato l'accaduto con le parole che seguono, dando l'ennesima prova di quel comportamento responsabile e di quel realismo che la propaganda tenta incessantemente di negargli: "L'atto inumano del regime sionista contro il popolo palestinese, e il fatto di impedire aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza, non è un segnale di forza ma di debolezza di questo regime".

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