venerdì 26 marzo 2010

Firenze: piccoli cinghiamattanzatori crescono


...Crescono, e nel dubbio menano, ovviamente!

Esportazione della democrazia: aggressione deliberata a stati sovrani in spregio della diplomazia internazionale.
Esportazione della cinghiamattanza: aggressione deliberata ad invididui inermi in omaggio alla civiltà "occidentale" contemporanea.
"La Repubblica" ci comunica oggi l'avvenuta "normalizzazione" della città di Firenze.
Nella città un tempo off limits, anche la "destra" può far sentire la propria voce e propagandare le proprie idee, tipo "Con i sionisti per la pace e contritterrorismo" (Irgun e Banda Stern ringraziano) o "Io e 'un ce l'ho miha co' cinesi! Ce l'ho co'cchì ce li fa vvenire!" (homo insipiens insipiens, sottospecie pratesis, anzi, praésis).
I protagonisti dell'episodio hanno età e provenienze tali da renderli associabilissimi alla moda, lanciata qualche anno fa dal prodotto ZetaZeroAlfa, di prendersi a cinghiate durante i concerti rock.
Ora, si vive in epoca di globalizzazione compiuta; un processo in cui l'esportazione di un po' di tutto è divenuto cardine non solo dell'economia e della vita sociale, ma anche dell'immaginario. Perché mai dunque non esportare anche la cinghiamattanza?
Il destinatario della merce ha mostrato di gradire, più o meno come gli iracheni hanno mostrato di gradire l'esportazione della "democrazia" condotta esattamente con gli stessi sistemi.
Agli esportatori va invece il merito di aver contribuito a sdoganare anche a Firenze la cultura ed i meriti di una destra estrema messa all'angolo dal saccheggio indiscriminato delle sue istanze che tutte le forze politiche operanti nella penisola italiana si sono sentite in dovere di compiere; resta solo da ricordare a chi ha avuto la discutibile idea di fornicare per concepirli che nello stato che occupa la penisola italiana la tutela sociale della maternità e -soprattutto- l'interruzione volontaria della gravidanza sono regolate dalla legge n. 194 del 22 maggio 1978.
Farvi ricorso a suo tempo non sarebbe stata la peggiore delle idee.

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